A tutta la comunità diocesana di Ales-Terralba, Ales, 29 giugno 2022
Carissimi sacerdoti e diaconi, religiosi e religiose, fratelli e sorelle in Cristo, un saluto cordiale di pace e bene!
Desidero accompagnare con questo messaggio, le nomine che riguardano diversi sacerdoti e parroci e alcune comunità parrocchiali della nostra diocesi.
Come vostro Pastore e Vescovo, il Signore mi chiama a essere responsabile per ogni comunità e a manifestare la cura e l’attenzione per le diverse situazioni pastorali che si realizzano.
Sono molte le ragioni e le situazioni che stanno alla base delle decisioni pastorali che conducono a decisioni, non sempre facili, in ordine ai trasferimenti e alle nomine.
Fra esse l’età dei presbiteri, i tempi di permanenza in una determinata parrocchia, la necessità di riorganizzare il ministero presbiterale specie quello che si esplica nel servizio prestato per più parrocchie, la progettazione di nuove metodologie pastorali nella sempre maggior crescente collaborazione tra le varie comunità, specie quelle che gravitano nello stesso vicariato foraneo.
Nel prendere queste decisioni ho sempre pregato il Signore di illuminare il mio cuore per fare un buon discernimento; cerco di ascoltare i collaboratori e le persone interessate, mi sforzo di ascoltare i laici che, in vari modi, mi fanno giungere le loro riflessioni e pareri.
Chiedo a tutta la comunità diocesana di sostenermi con la preghiera perché ogni decisione sia sempre spinta dall’amore al Signore e alla Sua Chiesa.
L’orizzonte pastorale entro il quale nascono le nomine e i trasferimenti è quello che ho indicato nelle mie prime due lettere pastorali, che ho indirizzato alla comunità diocesana:
Vogliamo vedere Gesù e Signore da chi andremo
Con questi miei scritti, ho voluto offrire alcune indicazioni per il cammino pastorale della diocesi, sollecitando tutti, presbiteri e fedeli, a puntare all’essenziale.
Nella lettera Vogliamo vedere Gesù, sottolineavo il fatto che: Dobbiamo fare realmente nostra questa richiesta: vogliamo vedere Gesù, vogliamo ritornare a Lui, vogliamo con l’aiuto di Dio, stabilire una relazione personale e dunque siamo chiamati con prudenza e discernimento, ma in un modo comunque concreto, a ripensare le strategie pastorali della comunità, compito non solo dei presbiteri ma di tutti i fedeli, mettendo in ordine le cose a cui diamo importanza.
Anche nella lettera pastorale Signore da chi andremo?, insistevo sul fatto che: Si tratta di concentrarci sull’essenziale, su quello che veramente è nutrimento per la vita della fede, per la crescita della comunità.
Non sono scelte facili! Cosa tagliare, a cosa rinunciare? Come educare le persone a capire che non si tratta di fare “molte cose” ma piuttosto di farne bene e in profondità alcune, essenziali, vitali per la propria vita di fede?
Ciò che convince tutti noi è la capacità di vedere qualcuno che cerca di vivere il Vangelo, che lo testimonia.
Ecco, allora, la centralità dell’incontro con Gesù Cristo, la comunione con Lui e con i fratelli.
In questo modo la crescita della Chiesa nasce, non principalmente, da progetto umani, pur interessanti, studiati a tavolino, ma anche illuminati dallo Spirito Santo che illumina il cuore di tutti e stimola a una sempre maggiore testimonianza.
La nostra Chiesa di Ales-Terralba è composta da uomini e donne che cercano di realizzare specifiche vocazioni e da comunità parrocchiali diversificate, per tanti fattori, che vanno dal numero reale di fedeli, dalla presenza o meno di oratori e di giovani, dalla testimonianza della vita religiosa, dal coinvolgimento pastorale dei laici, a volte già avviato con successo altre volte ancora agli inizi.
La concreta situazione del nostro clero di Ales-Terralba, in termini numerici (cresce il numero dei preti in età sempre più avanzata), ha già motivato la scelta di collegare in comuni progetti pastorali più parrocchie sotto un unico presbitero-parroco.
Si tratta non tanto di un espediente per mantenere comunque lo stesso ritmo pastorale di prima, ma piuttosto di nuove modalità pastorali, imposte dalle realtà sempre più diversificate, ma anche motivate teologicamente e pastoralmente, che consiste nell’osservare comunità sempre più aperte alla collaborazione, alla condivisione, alla comunione fraterna, mantenendo anche una certa preziosa identità propria, ma aprendosi a una visione ecclesialmente profetica e, per così dire, con orizzonti più ampi, non solitaria, autoreferenziale e perciò chiusa in sé stessa, ma in costante dialogo e collaborazione con le altre componenti.
La corresponsabilità pastorale nasce dalla consapevolezza che, a far crescere una comunità allargata non è compito esclusivo del parroco e dei suoi stretti collaboratori ma di tutta la comunità parrocchiale, che si sente guidata dallo Spirito Santo.
Nessuna parrocchia può chiudersi nel proprio interno, e rifiutare di aprirsi alle altre, in nome di una tradizione da salvare o di una identità da proteggere.
Alcuni aspetti hanno elementi di valore, ma devono declinarsi nella tonalità dell’apertura agli altri e non della chiusura.
In queste prospettive gli ultimi trasferimenti e nomine vogliono stimolare il cammino di collaborazione, offrire ai presbiteri nuove prospettive per una rinnovata creatività pastorale in favore delle comunità: credo sia per tutti l’occasione di riprendere, con rinnovato entusiasmo, percorsi comuni. Invito tutti i laici, uomini e donne, a lasciarsi coinvolgere nel cammino della comunità e i presbiteri a riconoscere le vocazioni specifiche e fare discernimento sui ministeri che possono essere esercitati per il bene di tutti.
Invito, pertanto, i presbiteri trasferiti che si accingono a iniziare il proprio ministero nelle nuove sedi di darsi tempi di ascolto delle nuove realtà, ma anche di avere pazienza con le persone, come Gesù l’ha avuta con noi; invito a valorizzare il bene già presente, seminato e cresciuto grazie all’impegno dei predecessori, per comprendere con umiltà cosa deve essere ancora stimolato e fatto crescere.
Facciamo nostre le parole dell’apostolo Pietro: Non spadroneggiate sulle persone, ma fatevi modelli del gregge (lPt. 5, 3). Ringrazio i presbiteri diocesani e religiosi – fra cui ricordo con gratitudine coloro che provengono da altre nazioni ma si sono integrati completamente nella nostra Diocesi – che si rendono disponibili con generosità in occasione del trasferimento o nell’aggiungere nuove comunità a loro impegno; ringrazio le comunità e ciascun fedele per l’atteggiamento di accoglienza cordiale, la collaborazione e l’impegno con cui vorranno ricevere i nuovi ministri.
A essi voglio applicare le parole dell’apostolo Paolo: Ognuno ci consideri come di Cristo e amministratori dei misteri di Dio (1Cor 4,1). È importante che quando si lascia una parrocchia si pensi a ciò che troverà il successore.
Chi lascia può anche dare consigli, favorire un passaggio non traumatico e perciò più fruttuoso, non si incentivino né si favoriscano mai nostalgie e continui pellegrinaggi, lasciando al nuovo parroco la libertà di offrire la propria peculiare proposta pastorale, alimentando sempre più la comunione con il Vescovo che lo ha inviato.
Ricordo che tutti siamo servi della Sua Chiesa, nessuno è padrone.
La parrocchia non è mai eredità o proprietà del parroco; il sacerdote, specie il parroco, è solo chiamato a servire la comunità parrocchiale nella carità.
L’obbedienza alle norme giuridiche della Chiesa e alle direttive del Vescovo è aspetto fondamentale che favorisce la comunione.
Un altro prezioso segno di comunione è la fattiva collaborazione che deve continuamente crescere con gli altri presbiteri della Forania, affinché si possano trovare spazi di collaborazione e di impegni comuni, nell’intento di portare avanti le linee comunitarie di pastorale diocesana condivisa.
Ai carissimi sacerdoti anziani, che lasciano l’incarico dopo un’intera vita generosamente votata nel ministero pastorale, auguro di proseguire, nel limite del possibile, e di continuare il loro servizio sacerdotale con altre modalità, soprattutto nella preghiera, nell’accompagnamento spirituale, nella disponibilità per il ministero delle Confessioni, nella predicazione, a loro, a nome di tutta la Chiesa di Ales-Terralba voglio esprimere vera gratitudine che diventa benedizione al Signore per i numerosi talenti che sono presenti nel nostro Presbiterio.
Infine, ricordo che i decreti di nomina, sia per i Parroci che per gli Amministratori parrocchiali, avranno efficacia giuridica nel momento della presa di possesso canonico, che dovrà realizzarsi, secondo un calendario che dovrà essere concordato con il Vescovo o il Vicario Generale, nel prossimo mese di settembre 2022.
Il Vicario Generale, il Cancelliere e l’Economo diocesano saranno a disposizione affinché i vari gradi di passaggio (giuramenti, passaggi di consegna, bilanci da presentare all’Economato Diocesano, variazioni amministrative e in merito alla Rappresentanza Legale) si svolgano sempre secondo le vigenti norme canoniche e diocesane.
Grande cura bisognerà porre nel redigere i vari verbali di consegna che dovranno essere presentati ai rispettivi Uffici diocesani della Curia Arcivescovile.
Auguro non solo ai nuovi parroci, ma a tutto il Presbiterio di Ales-Terralba: buon lavoro pastorale nella vigna del Signore e assicuro a tutti la mia Benedizione e la mia preghiera.
+ Roberto Carboni, vescovo