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Omelia per il diaconato di Andrea Scanu

25 marzo 2025 – Ales, Cattedrale

Fratelli e sorelle, carissimo Andrea,

1. nelle parole che Maria, la Madre del Signore pronuncia in risposta all’annuncio dell’Angelo: “Avvenga a me secondo la tua parola”, c’è in filigrana il nucleo profondo della fede, quello della fiducia. Oggi più che mai abbiamo bisogno di fiducia nelle relazioni umane, ma essa è la roccia solida soprattutto nella relazione con Dio. La fiducia è una parola che, nelle sue radici, ha a che vedere con la fede (fidarsi, affidarsi, confidare..) La Scrittura mette in chiaro senza mezzi termini che è a Dio che dobbiamo la fiducia e non agli idoli che “hanno orecchie e non ascoltano, hanno bocca e non parlano… diventi come loro chi in essi confida (Salmo115, 4-8). Ora, nel dare fiducia a Dio ciascuno di noi è chiamato a fare un salto – per così dire – nel vuoto,confidando appunto che ci sia la mano di Dio che ci raccoglie, che ci protegge. Nella fiducia, c’è una dimensione di rischio, temperato però dalla certezza della paternità di Dio, confermata dalla parola di Gesù dice: “ al figlio che gli chiede un pane non gli darà una pietra ( Matteo 7,9-10).

2. Nel contesto di questa Solenne celebrazione dell’Annunciazione del Signore è dunque la parola fiducia” che illumina l’ordinazione diaconale che il nostro caro Andrea Scanu si appresta a ricevere. Infatti, alla radice di ogni chiamata nella vita cristiana, all’origine di ogni vocazione, c’è un atto di fiducia nei confronti di Dio che suscita il desiderio di servirlo e di far parte della sua Chiesa.

3. Il Salmo 39, che la liturgia oggi ci propone, mette nella nostra bocca e nel nostro cuore una decisione importante: “Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà”. Questa è la radice di ogni risposta alla vocazione, ed è anche quella di Andrea che ha accolto l’invito del Signore a camminare verso il ministero presbiterale e in questo cammino, a vivere questa speciale esperienza di servizio alla Chiesa e alla comunità che è il diaconato, sull’esempio di Cristo servo. Come il Salmo ci ha ricordato, al Signore non interessa il sacrificio di animali o altre offerte; il Signore vuole il nostro cuore, capace di amare, libero nel donarsi, che custodisca la Parola del Signore maanche che la proclami agli altri. 

4. Questo è dunque il percorso per vivere bene il diaconato che oggi Andrea riceve per mano della Chiesa, attraverso il suo vescovo: rinnovare la propria fiducia in Dio che chiama; offrire il proprio cuore anzitutta l’esistenza, perché si proclami che è bello donarsi al Signore.  Come ci ricorda con parole chiare e solenni la Lettera agli Ebrei: “Non hai gradito né olocausti né sacrificiallora ho detto “Ecco io vengo per fare o Dio la tua volontà”.( Eb 10,2).

5. La Solennità dell’Annunciazione, che oggi celebriamo,come è risaputo è insieme una celebrazione mariana ecristologica. Infatti, al centro della pagina dell’annunciazione vi è l’Annunciato: il figlio, Gesù, l’Emmanuele, il figlio Dell’Altissimo. Al tempo stessola Scrittura mette in risalto l‘Annunciata, Maria di Nazareth, la persona che riceve l’annuncio;  nesottolinea  la determinazione, la decisione, il dono di sé.

6. Il titolo di «serva del Signore», che Maria si attribuisce, rivela il suo pieno significato e l’intrinseca portata alla luce dei canti del «Servo del Signore» riportati dal profeta Isaia (cfr Is 42,1-7; 49,1-9; 50,1-11; 52,1-53,12), la misteriosa figura biblica che trova il suo compimento in Cristo Gesù «venuto non per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (Mt 10,45). Tra “Dio” e il “Servo” nell’Antico Testamento, si stabilisce un rapporto indefinibile ma reale e il concetto di sottomissione espresso dalla voce ‘Servo, perde il suo significato di umiliante passività, per acquistare quello di affinità e grande dignità. Il “Servo”di Jahvè”, infatti, stabilisce con Dio una tale relazione di conoscenza e di amore, che lo riveste di caratteristiche regali e profetiche. Questa chiamata ad essere “Servo”, si concretizza in una missione di inviato di Dio, che consiste soprattutto nell’annunziare la sua Parola, nel prestare la sua voce a Colui che lo manda, nell’essere suo testimone, nel contribuire alla salvezza di tutto il Popolo e al miglioramento del mondo.

7. Ecco caro Andrea, il progetto di vita della tua“diaconia” che oggi la Chiesa ti consegna.  Non solo celebrazione liturgica, ma anche attenzione di carità, collaborazione e accoglienza specialmente ai poveri. La diaconia è parola che ci rimanda al “servizio”. Gesù utilizza questo verbo “ diaconesai”, per dire “sono venuto per servire e non per essere servito “.Ecco allora che sull’esempio di Gesù  e di Maria il servizio assume una caratteristica anche più profonda di quella di “ fare cose, o concretamente servire” che pure è importante nella Chiesa. Diventa un” profondo dono di sé”, un mettere a disposizione il proprio tempo, le energie, l’intelligenza e il cuore, perché il Vangelo sia annunciato il parole ed opere. 

8. Tu continui oggi il cammino di donazione di te stesso, seguendo l’impegno a metterti a disposizione, vivendo nella tua persona in modo speciale la dimensione di “servizio” che il Signore e Sua Madre Maria ci hanno indicato. Amen 

+Roberto Carboni, vescovo

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