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Ales. Festeggiati i Patroni Pietro e Paolo

Ales ha festeggiato i Santi Patroni Pietro e Paolo con due novità significative: il Pontificale del nuovo vescovo diocesano mons. Roberto Carboni e la prima uscita ufficiale del “Gruppo Folk SS. Pietro e Paolo” di Ales.

Intorno al Vescovo il parroco don Petronio Floris, l’alerese can. Ignazio Orrù, il parroco di Morgongiori don Giovanni Coni, il parroco di S.G. Bosco don Claudio Marras, i diaconi Ignazio Corrias ed Efisio Manis e il cerimoniere don Emmanuele Deidda. Il Coro Polifonico diretto da Luigi Cau ha conferito solennità e misticismo alla Concelebrazione, partecipata da centinaia di aleresi. L’omelia di mons. Carboni ha messo in rilievo la santità dei due Apostoli e le indicazioni di vita per quanti vogliono invocarli e imitarli.
L’omelia. La Chiesa oggi celebra Pietro e lo associa indissolubilmente all’altro grande apostolo: Paolo. Due uomini ordinari e straordinari a un tempo, che hanno messo al loro vita al servizio dell’annuncio di Cristo. Ordinari, perché rileggendo la storia di Simon Pietro e Paolo di Tarso possiamo avvicinarla a tanti loro contemporanei. Pietro è un pescatore, forse un piccolo impresario con qualche barca, sposato con famiglia. Interessato come molti suoi contemporanei ebrei alla venuta del Messia, al riscatto di Israele, al compimento delle promesse. Ma la sua vita procede abbastanza tranquilla sin quando non incontra Gesù di Nazareth, che non solo gli chiede un po’ del suo tempo, delle sue energie, del suo focoso temperamento, ma gli chiede tutto. E lo investe di un compito e una responsabilità che mai Pietro avrebbe immaginato: essere la Roccia, guidare i fratelli e confermarli nella fede. Lo fa entrare in una relazione speciale che avrà il suo culmine in quella domanda ripetuta tre volte “Simone, mi ami tu”?
Paolo ha un percorso esistenziale diverso: uomo di studio, versato nella Legge, parla aramaico ed ebreo, greco e latino, sa muoversi dentro queste culture che tutte gli appartengono. Anche lui è un uomo deciso, entusiasta, che mette tutta la passione in quello che crede. Sarà l’incontro sulla via di Damasco a cambiare la sua traiettoria ma a conservare il suo ardore e la passione per la verità e l’annuncio. Al tempo stesso questi uomini ordinari sono anche straordinari, perché mettono a disposizione tutta la loro vita. Sono la traduzione vivente di quel miracolo della moltiplicazione dei pani, quando erano stati messi messo nelle mani del Maestro quei pochi pani e pochi pesci, ed egli li aveva trasformati in ricchezza per tutti. Pietro si trasforma in un annunciatore coraggioso, in un testimone attendibile della vita, morte e resurrezione del Signore. Pietro e Paolo, ricordati sapientemente insieme, sono l’immagine di una Chiesa che accoglie la tradizione e cerca di farla proprio insieme alla spinta ad andare avanti e dialogare con il mondo che cammina e ha bisogno di incontrarsi con il Signore nel proprio tempo e contesto storico. Non solo la Chiesa gerarchica è chiamata a questo, ma tutti i cristiani che vogliamo testimoniare la propria fede in dialogo e ascolto con altri uomini e donne che spesso non conoscono, oppure conoscono male la fede cristiana e possono essere aiutati nel loro cammino di ricerca. Pietro e Paolo sono i patroni della nostra Cattedrale e quindi invitano prima di tutto il vescovo a farsi attento a questa sintesi fra attenzione alla Tradizione con la T maiuscola (non quindi mode del passato o gusti personali) e sforzo di chiedersi come parlare oggi ai cristiani della Diocesi di Ales- Terralba, perché approfondiscano la loro fede, abbiano un contatto personale con il Signore, lo amino e seguano e amino il prossimo. Questa attenzione alla comunicazione della buona notizia del vangelo la sentiamo urgente soprattutto nei confronti nei nostri giovani che per varie ragioni si sono allontanati o non hanno sentito con forza l’invito a dialogare a cercare insieme. Tutti noi dobbiamo interrogarci, riflettere, pregare, per essere veri comunicatori del Vangelo in parole ed opere. Dobbiamo aiutare i nostri giovani e tutti i cristiani a vedere la fede non come statica dottrina del passato, ma come incontro vivo con Dio, che ci interpella, ci spinge, ci cambia la vita, proprio come ha fatto con Pietro e Paolo”. Terminato il Pontificale con la benedizione solenne del Vescovoil parroco col Comitato e centinaia di concittadini ha accompagnato la processione con i simulacri dei due Apostoli verso il rione “Santu Perdu” Al canto a due voci del Rosario in sardo si è alternato il suono melodioso del Gruppo “Launeddas del Sinis”, con l’accompagnamento in costume del “Gruppo Folk” di Ales, formato da una trentina di elementi tra uomini, donne e bambini. Nelle strade fiori e verde per accogliere i Santi portati a spalla dai membri del Comitato. A conclusione una preghiera ai Patroni: vegliate sulle nostre famiglie, confortate gli anziani e i malati, date ai giovani fiducia nella vita e ideali per un futuro in linea con la fede di Pietro e l’ardore missionario di Paolo.
P.F.
[Nuovo Cammino N.14 (457) Anno 21 (68)]

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