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Lavorare insieme per porre le condizioni con cui aprirsi a nuove forme di presenza ecclesiale

 

Conferenza Episcopale Italiana

Prot. N. 290/2020 Roma, 22 luglio 2020
Agli E.mi Membri
della Conferenza Episcopale Italiana
LORO SEDI

Cari Confratelli,
nel corso dell’ultima riunione della Presidenza (8-10 luglio) abbiamo cercato di riflettere sulle criticità che il nuovo anno pastorale verrà a presentarci e su come poterne trattare nella prossima riunione del Consiglio Episcopale Permanente (21-23 settembre) e, quindi, in Assemblea Generale (16-19 novembre).
Quanto abbiamo vissuto nei mesi scorsi porta a misurarsi con pesanti conseguenze a livello sociale ed economico, mentre resta viva la preoccupazione per il riaccendersi di taluni focolai e, soprattutto, per l’emergenza sanitaria che ancora interessa ampie zone del mondo. Sul piano assistenziale e caritativo la risposta del mondo civile ed ecclesiale è stata straordinaria, senza smettere di essere continuativa; oggi, tuttavia, diventa decisivo aiutarci a leggere in profondità questo tempo e i bisogni che veicola, lavorando insieme per porre le condizioni con cui aprirci a nuove forme di presenza ecclesiale.
Il tempo presente, con le sue difficoltà e le sue opportunità, ci chiede di non restringere gli orizzonti del nostro discernimento e del nostro impegno semplicemente ai protocolli o alle soluzioni pratiche. Siamo all’interno di una situazione storica che invoca un nuovo incontro con il Vangelo, in particolare con l’annuncio del kerygma, cuore dell’esperienza credente. In questa prospettiva vorremmo chiedere al Consiglio Permanente e – se verrà ritenuto opportuno – all’Assemblea Generale, un valido e qualificato contributo per riscoprire il primato dell’evangelizzazione e ripensare gli strumenti più adeguati per fare sì che nessuno sia privato della luce e della forza della Parola del Signore. Se davvero l’esperienza della pandemia non ci può lasciare come prima, la riunione del Consiglio Permanente e l’Assemblea dovranno essere eventi di grazia, nei quali confrontarci e aiutarci a individuare le forme dell’esperienza della fede e, quindi, le priorità sulle quali plasmare il volto delle nostre Chiese per il prossimo futuro.
Siamo tornati con gioia a celebrare l’Eucaristia con il popolo: un ritorno segnato anche da un certo smarrimento (in particolare, una diffusa assenza dei bambini e dei ragazzi), che richiede di essere ascoltato. Occorre un saggio discernimento per cogliere ciò che è veramente essenziale. La consegna della nuova edizione del Messale Romano sarà un’opportunità preziosa per aiutare le comunità cristiane a recuperare consapevolezza circa la verità dell’azione liturgica, le sue esigenze e implicazioni, la sua fecondità per la nostra vita.

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