Celebrate le Cresime per 95 ragazzi e ragazze, provenienti dalle tre comunità parrocchiali di Villacidro.
Segue l’omelia del Vescovo Roberto
Fratelli e sorelle, la celebrazione che stiamo vivendo ci sollecita a fare alcuni importanti e utili riflessioni. La prima è quella che ci viene suggerita dal luogo dove stia celebrando. Come tutti sanno, la scelta di questo posto è stata motivata da ragioni pratiche e non senza aver valutato alternative; non possiamo nascondere che forse non è stata gradita da tutti. Si tratta però di un’occasione per porci una domanda importante
“qual è il posto ideale incontrare il Signore, per celebrare i sacri misteri, specialmente l’Eucaristia e gli altri sacramenti?
Gesù stesso ci dà la risposta nel famoso dialogo con la Samaritana (Gv 5, 5-42). A quella donna che chiedeva: “Dove dobbiamo adorare Dio, qui su questo monte (Garizim) o nel Santuario di Gerusalemme”? Gesù da una risposta straordinaria che apre il cuore e la mente ma anche scandalizza il suo uditorio: Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. (…) Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori.” (Gv 5,21-24)
Le parole di Gesù ci fanno capire che il primo e più importante luogo dove adorare il Signore, dove incontrarlo, è il nostro cuore. Sappiamo che i primi cristiani, spesso oggetto di persecuzione, si radunavano dove potevano, per celebrare l’eucaristia e ascoltare la parola, spesso nelle case private. Con la libertà concessa al culto cristiano nel 313 si iniziarono a costruire luoghi speciali di incontro, le chiese, le basiliche, curando la conservazione della memoria dei martiri e dei loro sepolcri; si iniziò anche a conservare l’Eucaristia (il tabernacolo) per portarlo poi ai malati. Oggi, la cristianità ha un patrimonio artistico racchiuso in splendide chiese, ricche di storia, insieme a chiese moderne che riflettono nelle loro linee la sensibilità attuale dell’architettura. Al di là però dei gusti artistici, ogni Chiesa presenta in modo chiaro quegli elementi per la celebrazione: l’altare che rappresenta Cristo, l’ambone per la proclamazione della Parola, il luogo per conservare l’Eucaristia, lo spazio per la comunità et. Dunque, la chiesa come edificio ha la sua importanza e aiuta la celebrazione liturgica, al tempo stesso la comunità si sente libera di leggere le circostanze e le opportunità, e fare anche di altri luoghi gli spazi dell’incontro con Dio, della preghiera e della lode. Infatti, in moltissimi luoghi nel mondo spesso si celebra dove si può, cercando di rendere degno il luogo e accogliente. Questo ci ricorda che anche una bellissima chiesa non può sostituire la partecipazione personale e corale. Sarebbe triste avere tanti marmi e luci, e fiori e colori ed essere freddi e spenti dentro.
Apprestiamo dunque a rendere accogliente con la nostra partecipazione questo luogo che viene santificato dalla nostra preghiera e dalla presenza del Signore che si fa pane e vino per noi nella Eucaristia e dalle parole del Maestro:
“Dove due o più sono riuniti nel mio nome, là sono io”. (Mt 18,20)
Oggi siamo qui per vivere un avvenimento straordinario: 95 ragazzi e ragazze vogliono ricevere il sacramento della Confermazione. Prendiamo sul serio questo evento e leggiamo il significato che possiede per la comunità cristiana di Villacidro. Un gruppo non piccolo di ragazzi e ragazze, quelli che saranno gli uomini e donne di domani, i genitori, i lavoratori e i professionisti e speriamo anche i consacrati e i sacerdoti. Stanno per dire davanti a tutti che vogliono essere cristiani.
Io prendo sul serio questa dichiarazione. Non vorrei che questi ragazzi fossero qui perché “bisogna farlo” perché i genitori spingono, perché altrimenti c’è vergogna, cosa diranno i parenti etc.. Dobbiamo riprenderci l’importanza delle cose della fede che ci riguardano da vicino. Quella parolina che si dice nel rito “Eccomi” è così importante, perché designa la volontà di essere qui, di proclamare davanti a tutti la propria fede cristiana, di dire con chiarezza che si appartiene a Cristo.
Ecco, io vorrei che si facesse sul serio, non per finta.
Vuoi essere davvero cristiano, vuoi ricevere questo Dono dello Spirito e lasciarti portare poi nel mondo per testimoniare Gesù Cristo? Il centro di questa celebrazione infatti è l’incontro tra il Signore Gesù che dona e questi ragazzi che accolgono il dono. Naturalmente proprio come nel dono vi è un duplice movimento: chi dona (Il Signore) e chi accoglie il dono (il cresimando).
Cosa vuole donarvi il Signore?
La sua presenza, la Sua forza, l’amore per Lui, la capacità di capire che esser cristiani vale la pena e che si può testimoniare senza vergogna nel mondo di oggi. Cosa potete fare voi? Come accogliere il dono? Significa prima di tutto aprire il cuore e la mente (pregarlo nel vostro cuore, stasera, domani, ogni giorno). Ringraziarlo: imparare a fare una preghiera di lode e ringraziamento. E poi accettare di essere inviati, mandati.
Mandati dove? Per le strade del mondo di oggi: la scuola, il luogo dello sport, del divertimento, la famiglia, gli amici. Perché i cristiani, noi, siamo chiamati a vivere la nostra fede non solo in chiesa, ma principalmente nella vita quotidiana, nel modo di parlare, di agire, di scegliere, di fare comunità, di accogliere gli altri.
Cosa ci offre il Signore per fare questo cammino? I doni delle Spirito: sapienza, scienza, intelletto, fortezza, dominio di sé, pietà, timor di Dio. Se li guardiamo bene questi “doni” dello Spirito hanno a che fare con la nostra capacità di decisione e scelta (scienza, intelletto, sapienza).
Abbiamo bisogno di saper scegliere bene in un mondo confuso.
Noi ci teniamo molto alla nostra libertà, alla possibilità di scegliere, Ma spesso non sappiamo scegliere, siano teleguidati, spinti dalle mode, e dai nostri bisogni. Dobbiamo fare scelte che ci costruiscono in umanità.
Altri doni hanno a che fare con la relazione con noi stessi e gli altri (fortezza, dominio di sé): cioè non lasciarci guidare dagli istinti ma saper valutare dalla riflessione, ragione. Infine, vi sono doni che ci mettono in contatto con la relazione con Dio: pietà e timor di Dio. Significa riconoscere che siamo creature, che non siamo onnipotenti, che abbiamo dei limiti; al tempo stesso siamo chiamati ad entrare in un dialogo speciale, persona con il Signore, quello che chiamiamo “la preghiera”. Tutto questo è il dono, il bagaglio che ci viene dato per camminare nella storia, per fare della nostra vita un annuncio, una scelta del bene, del Signore. Uscendo da questo luogo, trasformato in luogo sacro perché qui c’è Gesù, ci sarà l’Eucaristia, torniamo alla vita quotidiana con un po’ di consapevolezza che abbiamo il compito di manifestare la nostra fede nella quotidianità.
Questo è il mio augurio per voi, e per ciascuno di noi: essere” cristiani visibili”, che sanno dare sapore con la loro presenza a questa comunità.
+p. Roberto, vescovo