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Due anni in mezzo a noi come Pastore

Gli auguri del Vicario Generale durante la Messa Crismale

Reverendissimo Padre, carissimi Confratelli, sorelle e fratelli tutti.

È ormai tradizione che la conclusione di questa celebrazione, che è già preludio al Triduo Pasquale, diventi anche occasione favorevole per un sincero scambio di auguri.  Penso di interpretare i sentimenti del Presbiterio, dei Diaconi, dei Religiosi e delle Religiose e dei Laici qui convenuti, nel porgere innanzitutto a Lei, Eccellenza, l’augurio più cordiale. Assieme all’augurio, oggi vorremmo esprimerle la nostra gratitudine per il ministero pastorale che, da circa due anni, esercita con instancabile dedizione a servizio dell’annuncio del Vangelo e della testimonianza della carità nelle diverse comunità parrocchiali operanti nel territorio di questa Chiesa locale.  Un “segno” tangibile del suo sincero desiderio di essere presente in mezzo al Popolo che gli è stato affidato l’abbiamo colto nella volontà oggi espressa ufficialmente di indire la sua prima Visita Pastorale.

Siamo certi che questa sua scelta, al di là degli aspetti pur significativi di carattere giuridico, vorrà privilegiare un’attenzione particolare all’impegno di evangelizzazione che presbiteri e laici, in spirito di autentica corresponsabilità ecclesiale, in ogni singola comunità parrocchiale, sono chiamati ad assumersi anche nella prospettiva della costruzione delle Unità Pastorali, auspicata dal Sinodo diocesano.  Fra le diverse icone bibliche che Lei, Padre Roberto, ha voluto scegliere per illustrare lo spirito e gli obiettivi della sua Visita Pastorale, ve n’è una – quella dell’incontro di Gesù con Zaccheo (Lc 19,1-10) – che personalmente ritengo oltremodo significativa. Nella pagina di Luca, all’inizio e a conclusione del racconto, emerge il verbo “cercare”: Zaccheo “cerca di vedere chi è Gesù”, ma poi dovrà riconoscere, con stupore e con gioia, che era Gesù, il Figlio dell’uomo, a cercarlo per primo. Mi pare sia di Sant’Agostino la splendida espressione: “Tu non mi avresti cercato, se io non ti avessi cercato per primo”! Da cercatore, Zaccheo, dunque, si riscopre “cercato” e amato da Cristo, che desidera che la salvezza entri nella sua casa. Anche nelle nostre comunità ci sono sicuramente tanti che ricercano Cristo. Forse c’è anche chi, come Zaccheo, ha già trovato il suo “sicomoro”, superando il rischio di lasciarsi risucchiare e di mimetizzarsi tra la folla… Altri, probabilmente, fanno fatica a trovare questo coraggio, o perché rassegnati ad una semplice “pastorale della conservazione” o persino di riflusso, o perché attratti da altri interessi o pressati da altre situazioni…

Questa liturgia volge ormai alla sua conclusione. Ancora una volta abbiamo come intravisto il mistero di una Chiesa che, attorno al proprio Vescovo, si manifesta “una”, pur nella varietà e nella ricchezza dei suoi doni e ministeri. Ora, come sempre al termine di ogni liturgia, è il tempo della missione: siamo chiamati, anche in vista della Visita Pastorale, ad assumere atteggiamenti capaci di esprimere con sempre maggiore trasparenza un’autentica corresponsabilità ecclesiale. Con questi sentimenti, mentre intensifichiamo la nostra preghiera perché la sua Visita Pastorale possa rappresentare una nuova opportunità perché la proposta esigente e liberante del Vangelo sia accolta nel cuore delle nostre comunità, giunga a Lei, Padre Roberto, ai Confratelli e a tutti voi, l’augurio di speranza che scaturisce dalla celebrazione della Pasqua!

Auguri, Padre!… ci benedica.

don Pier Angelo Zedda

 

Ales  –  Chiesa Cattedrale  –  Giovedì Santo, 29 marzo 2018

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