Domenica 24 febbraio, nella chiesa di Sant’Antonio di Padova è stato accolto il Vescovo Mons. Roberto Carboni per l’inizio della Visita Pastorale nella parrocchia. Ad accogliere il Vescovo nel piazzale della Chiesa il parroco p. Salvatore e il diacono Giuseppe, con una rappresentanza dei ministranti. A seguire la Santa Messa presieduta dal Vescovo Roberto, presenti alla Celebrazione i parroci di Villacidro.
A conclusione della Messa in una chiesa animata da tanta gente, si è tenuto l’incontro con tutti i movimenti e le associazioni ecclesiali presenti nelle varie comunità parrocchiali (Confraternità del Santo Rosario, Cammino Neocetecumenale, Rinnovamento nello Spirito, Legio Mariae, Comunità Gesù Risorto, Azione Cattolica, Focolarini).
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Omelia del Vescovo _ 24 Febbraio 2019
Carissimi fratelli e sorelle, inizio oggi con la celebrazione Eucaristica qui nella chiesa di S. Antonio, la seconda tappa della mia Visita Pastorale alla comunità cristiana di Villacidro.
In questi giorni abbiamo avuto modo di riflettere sul significato delle VP
e fra i compiti a cui sono chiamato vi è quello di Annunciare la Parola di Dio. Voglio dunque approfondire oggi insieme a voi il testo del vangelo di Luca che la liturgia ci propone oggi. Si tratta di un itinerario molto concreto che riguardo il nostro stile di relazione nella comunità cristiana, sia essa la parrocchia sia la Diocesi.
La persona, l’azione, la vita di Gesù illuminano le parole che ci vengono riportate nel vangelo di Luca: Gesù ha amato i nemici, Gesù ha fatto del bene (al soldato con l’orecchio staccato) Gesù ha pregato coloro che lo trattavamo male (Padre, perdona loro); Ha amato quelli che non lo amavano, fatto del bene senza sperare nulla. È stato misericordioso (con Pietro, con i discepoli che si sono allontanati). Ha dato (sé stesso).
Questo stesso cammino il Signore lo presenta a noi suoi discepoli.
Si tratta di un cammino che può durare tutta la vita; perché richiede una trasformazione profonda della nostra natura he invece tende a reagire (è ciò che fa parte della nostra natura animale: reazione, violenza, vendetta, farla pagare, dominare, emergere. Siamo strutturati per la difesa di noi stessi e del gruppo (reazione, difesa, mors tua vita mea).
Gesù introduce un nuovo codice relazione: non quello di “rivali-antagonisti” ma quello di “fratelli- sorelle” che condividono. Il nemico ha molte facce e nella nostra vita si presenta in vari modi: è nemica la malattia fisica, ma possono essere nemiche le persone anche della propria famiglia, coloro che fanno parte del gruppo che frequentiamo o, nella comunità cristiana, possono essere nemici quelli di altre nazioni o forse i migranti che arrivano sulle nostre coste. Sarebbe una domanda importante capire e riconoscere: chi sono i nostri nemici in questo momento? Cosa li rende miei nemici? Cosa posso fare per cambiare questa situazione? Come posso far dialogare la mia fede cristiana e le mie reazioni profonde che chiedono “vendetta e soddisfazione”?
Il Messaggio evangelico cerca di farci fare un passo in avanti, di presentare una nuova visione delle relazioni: non più conflittuale ma collaborativa, Israele stesso nel tempo si è sempre difeso, ma Gesù apre ai non-Giudei, agi pagani (emorroissa, Samaritana, donna siro-fenicia, centurione etc..).
Nella storia della Chiesa tanti uomini e donne, veri discepoli del Signore, hanno voluto impostare le loro relazioni con questo stile evangelico. Citandone uno fra tutti è stato
san Francesco d’Assisi.
I suoi discepoli hanno poi sviluppato quella che possiamo chiamare l’antropologia francescana: essa nasce dal vangelo e dall’esempio di Gesù, è un modo di vedere sé stessi, gli altri, il mondo, Dio con occhi diversi, con conflittuali. Infatti, per san Francesco tutti sonno fratelli e sorelle, non signori, padroni, dominus. Il motivo di questa concezione delle relazioni è che al centro c’è un unico punto di incontro: Gesù! San Francesco capisce in profondità il messaggio del vangelo: da soldato (quindi aggressivo) passa a uomo di pace (quindi fratello: vedi incontro con il Sultano, senza armi).
Relazione tra perdono/amore/misericordia del nemico e giustizia: non si tratta di permettere agli altri ogni tipo di violenza. Siamo chiamati a educare (la giustizia) ma anche a far progredire, a far cambiare, a maturare. Gesù stesso aiuta a far maturare nella relazione.
Ogni storia e ogni situazione è diversa e richiede tempi diversi nel perdono e nell’amore. Dire: non lo perdonerò mai” è già chiudersi. Forse non possono perdonarlo oggi, domani, tra un anno… tra… Dare il perdono è anche e spesso “soprattutto” guarire sé stessi. Il perdono e la richiesta di giustizia sono due atteggiamenti entrambi importanti; si può dire che la richiesta di giustizia può essere accompagnata dal perdono. Perché nel chiedere “giustizia” per un male ricevuto (io o altri) chiedo che la persona che fa male, sia fermata e abbia anche tempo/situazione per riflettere su quanto è stato fatto. La giustizia è finalizzata a far si che quel perdono dato sia interiorizzato, assimilato e poi trasformato in nuova vita.
Se vogliamo applicare questa riflessione alla nostra realtà concreta, possiamo anche leggere le relazioni tra Gruppi/Associazioni/ movimenti nel contesto della comunità cristiana: imparare la relazione basata sul dialogo, ascolto, misericordia. Il primo segno che bisogna manifestare come cristiani è la capacità di affrontare le differenze con gli altri nel rispetto. Non si tratta di un cammino facile, ma è possibile. Poiché condividiamo la nostra fede nel Signore. Si tratta di chiedere il dono della riconciliazione, il dono del perdono e la capacità insieme di affrontare le divergenze, le differenze, non nella prospettiva della lotta “ chi vincerà” ma piuttosto nella prospettiva di “cosa ci può unire” cosa possiamo fare insieme?
Chiediamo al Signore questa grazia, preghiamolo perché ci faccia camminare per sentieri di perdono e accoglienza.
+p. Roberto, vescovo