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Messaggio natalizio del Vescovo ai cristiani della Diocesi

Buoni motivi per celebrare il Natale!

Il Natale è una persona!

Il tempo ha lentamente incrostato il Natale di così tanti elementi da offuscarne talvolta l’annuncio centrale: il Verbo si fece Carne! La fede cristiana non è una filosofia o un insieme di regola, ma è una persona: Gesù Cristo! Non abituiamoci alla stravolgente novità di quel fatto! Riappropriamoci dello stupore di questa buona notizia che possiede il volto e il sorriso del Bambino di Betlemme. Di fronte alla grotta lasciamo risuonare nel nostro cuore l’inno di Paolo ai Filippesi: «spogliò sé stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini».

Il Natale è un fatto!

La grandiosa cornice che introduce il racconto sulla nascita del Signore racchiude un evento che a prima vista appare modesto e umile; con una frase asciutta e senza fronzoli si svela ai nostri occhi il Mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio: “Maria diede alla luce il suo figlio primogenito e lo avvolse in fasce». In un punto preciso del cammino dell’umanità si accende una luce, scaturisce la piccola scintilla che si trasformerà in grande incendio. Un fatto! Non una favola, non un pio racconto per consolarci, non una costruzione a tavolino per dare dignitoso passato al nostro presente. Come sono attuali le parole di san Pietro nella sua seconda lettera: «Infatti, non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza». La nostra fede si poggia su un fatto che appartiene alla storia dell’umanità, la spartisce in un prima e dopo, l’illumina e le dà senso.

Il Natale è significato!

Di fronte all’evento così umile e ordinario, in cui gli occhi faticano e vedere, è solo la contemplazione che ci svela il Mistero: Dio si fa vicino. Dio si fa toccare, si fa ascoltare, si fa guardare. Una verità che da le vertigini: come può l’Immenso racchiudersi nel piccolo? Come può l’Onnipotente avere fame e sete, piangere e sentire angoscia? Come può l’Eterno farsi tempo? Siamo tentati di allontanare un Dio che si presenta così diverso dalle nostre idee di divinità. Ci scandalizza e facciamo fatica ad abituare i nostri occhi alla luce della Sua presenza: «venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto» Eppure sta qui la novità dell’annuncio cristiano: «Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio».

Il Natale è speranza!

Il fatto e il significato dell’Incarnazione del Figlio di Dio entrano nel nostro vissuto quotidiano. Che situazioni incontrerà il Signore? Come vivranno queste feste le famiglie della nostra diocesi, i bambini, i giovani, gli uomini e donne del nostro territorio? Ripenso ai momenti tragici che alcune famiglie hanno vissuto in seguito alla morte drammatica e violenta di un loro caro. La loro solitudine ci pone con forza l’interrogativo: «cosa potevamo fare che non abbiamo fatto»? Qual è il grido che scaturisce da queste tragedie? Ripenso anche a coloro che in questi mesi sono venuti a trovarmi per chiedere la dignità di un lavoro, pagare le bollette, comprare pane per i propri figli. Sarà per loro un Natale di angoscia, senza nessuna barlume per andare avanti? Nell’Incarnazione del Signore noi celebriamo la Speranza e siamo chiamati a renderci noi stessi “speranza” per quanti incontriamo. Diamo, nella nostra quotidianità, speranza a quanti sembrano averla perduta: una parola, uno sguardo amichevole, un aiuto economico; offriamo gratuitamente accoglienza che riscaldi il cuore, un po’ di tempo per dare amicizia e ascolto.

Sarebbe bello regalarci l’uno l’altro speranza, attingendola da Colui che è, come diceva san Francesco d’Assisi, «Speranza nostra»: il bambino Gesù.

+Roberto, vescovo

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