Alla solenne Concelebrazione alle Terme di Sardara per la festa della Patrona della nostra diocesi, Santa Mariaquas, migliaia di fedeli e i sacerdoti diocesani.
Grande partecipazione lunedì 18 settembre 2017, nell’anfiteatro delle terme di Sardara per la Solenne Concelebrazione presieduta dal vescovo mons. Roberto Carboni, alla presenza di un buon numero di sacerdoti della diocesi, e più di 3000 fedeli provenienti dalle nostre comunità parrocchiali.
Omelia del Vescovo Roberto
Come ogni anno Santa Mariaquas si è messa all’inizio dell’anno pastorale della nostra diocesi. In migliaia – vescovo, clero e fedeli – hanno portato nel santuario delle campagne di Sardara attese e speranze individuali, ringraziamenti per essere stata ancora vicina alla storia e alle vicende dei singoli e della nostra Chiesa locale. Si riparte per un nuovo percorso d’impegno che, come auspicato da padre Roberto Carboni, dovrà caratterizzarsi per un costante impegno alla conversione. Sarà questo l’atteggiamento con cui muoversi dentro il grande cammino diocesano, che sarà indicato dal vescovo nella prossima lettera pastorale.
Ho detto che il dialogo deve essere costante: non possiamo quindi accontentarci di un dialogo occasionale, sporadico, presente solo in alcuni momenti della vita ecclesiale, o nelle occasioni solenni. Deve poi essere aperto, cioè veramente disponibile ad ascoltare gli altri, a comprendere insieme come meglio servire la Chiesa. Infine deve essere collaborativo, cioè realmente disposto ad agire, a dare il proprio tempo, la propria intelligenza e passione perché tutta la comunità, tutta la Chiesa cresca.
Siamo infatti parte di un’unica Chiesa: cristiani che vivono un’unica appartenenza con due dimensioni (comunità parrocchiale e comunità diocesana). Questa doppia appartenenza, invece di dividerci, è una ricchezza da valorizzare, ma esige il dialogo per creare maggiore maturità, impegno e testimonianza. Dobbiamo impegnarci per superare la tentazione del conflitto, per aprirci alla collaborazione, alla sinergia, alla condivisione, già che si tratta dello stesso Signore, della stessa fede, la stessa carità e la stessa speranza.
L’invito per tutti noi è dunque a non rinchiuderci in noi stessi, nel nostro piccolo cerchio o solo nella nostra parrocchia, ma sentirci parte attiva, viva, della Chiesa diocesana così come della Chiesa universale, cattolica, che raduna tutti coloro che professano la fede nella SS. Trinità come fonte della loro esistenza e senso ultimo del loro cammino, e riconoscono in Gesù il Figlio di Dio venuto per noi. Tutti siamo coinvolti in questo impegno: i presbiteri, specialmente i parroci, le religiose, i laici, le associazioni e i Movimenti.
Dunque questo è il primo passo che con l’aiuto del Signore dobbiamo fare: sentirci parte della famiglia di credenti in Cristo. Vivere con gioia l’appartenenza alla Chiesa che vive e cammina in questo territorio e si riconosce in questa Diocesi di Ales-Terralba. Accogliere i nostri fratelli e sorelle di fede come parte della nostra famiglia. Qual è la riflessione e la proposta che vorrei affidarvi in questo momento solenne? Sento l’urgenza di proporre alle nostre comunità e a tutta la Chiesa Diocesana l’invito a crescere nel discernimento alla luce della Parola di Dio. Siamo chiamati tutti a leggere la situazione della nostra diocesi, nei suoi aspetti positivi e creativi, ma anche in quelli problematici e di fatica, alla luce della Parola di Dio, per capire dove andare e cosa fare e come farlo. È Gesù stesso che ci chiede l’atteggiamento di discernimento: “Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? Giudicate da voi ciò che è giusto” (Lc 12,54-56).
Nella Lettera Pastorale che ho voluto indirizzarvi e che sarà nei prossimi giorni nelle vostre mani, invito tutti, specialmente le comunità cristiane guidate dal loro parroco, le religiose e religiosi, i diaconi, tutti i cristiani, a fare questo esercizio di discernimento. Si tratta di interrogarci su ciò che stiamo vivendo come Chiesa diocesana e nella preghiera e riflessione trovare il cammino per rispondere con maturità, secondo la volontà di Dio.
Vorrei solo indicare alcuni di questi segni che vanno letti alla luce della Parola. Dobbiamo uscire da una religiosità che rischia di essere solo formale, solo di certi momenti (che pure hanno la loro importanza: mi riferisco alle tradizioni, alle feste) per far maturare anche un atteggiamento cristiano che si radica nella Parola di Dio, che si fa vita quotidiana, che incide nelle nostre scelte, che si trasforma in carità, in accoglienza, in attenzione al povero, in azione sociale. Per fare questo bisogna rimettere al centro della nostra preghiera, della nostra meditazione e azione, la Parola di Dio. Sarà cura dei parroci, dei presbiteri, trovare modo di aiutare tutti i cristiani ad essere familiari con il Signore che ci parla nella Scrittura. Non possiamo onestamente pensare che l’ascolto della Parola di Dio che si fa nelle liturgie domenicali, sia sufficiente per nutrire la nostra vita spirituale. L’attenzione alla Parola di Gesù ce la suggerisce Maria, la Madre del Signore, quando dice a Cana “fate quello che vi dirà”. Per compiere quest’indicazione della Madre del Signore bisogna in primo luogo “ascoltare” quello che Gesù dice, (e questo significa conoscere la Sua Parola, leggere il Vangelo, meditarlo) e poi “fare”. Non si tratta quindi solo di un ascolto sterile, intellettuale, solo conoscitivo di teorie, ma un ascolto fattivo, che muove il cuore e la mente e si trasforma in azione concreta.
D’altra parte, proprio la B.V. Maria ci dà esempio di questo ascolto fattivo sia della Parola di Dio sia dei segni che il Signore stesso ha messo nella nostra vita.
Il Vangelo infatti, parlando della Madre del Signore, ci dice che: “Maria meditava tutte queste cose nel suo cuore”. Che cosa significa “meditare”? È l’esercizio di ripensare a quanto visto, ascoltato, vissuto, illuminandolo con la preghiera, con la Scrittura con l’esperienza. Maria medita, pensa, prega e riflette su quanto sta succedendo nella Sua vita. Di fronte agli avvenimenti e parole della vita, la Madonna ascolta, ne cerca il senso profondo alla Luce dell’esperienza di Dio. Affidiamoci a Maria, nostra Madre, e chiediamole che ci aiuti ad essere ascoltatori attenti della Parola del Suo Figlio, ma anche di essere coloro che mettono in pratica la parola ascoltata. In questo modo la nostra fede potrà essere luminosa e anche una testimonianza per tutti, un invito efficace a conoscere meglio il Signore. Amen
+Roberto Carboni, vescovo