OMELIA INCONTRO FORMATIVO CONFRATERNITE
ALES 29.09.2024
- Carissimi tutti, oggi si intrecciano diversi motivi di lode al Signore. In primo luogo, la celebrazione della domenica, Pasqua del Signore, memoria sempre attuale della Sua Passione e Resurrezione e motivo della nostra fede. A questo si aggiunge oggi la lode e il ringraziamento per questo incontro significativo e solenne delle Confraternite delle Diocesi di Ales-Terralba e Oristano e la gratitudine per ciascuno di voi che nelle vostre comunità vivete questa vocazione ad essere “Confratelli”. Infine, vi invito ad unirvi al mio ringraziamento a Dio per il dono di 40 anni dalla mia ordinazione sacerdotale. Essa è ancora dopo tanti anni un dono e un mistero, dove mi scopro un portatore debole di Vangelo e Grazia, ma che nella fiducia nel Signore e con l’aiuto della Sua Santa Madre, trova motivo per continuare a servire il Suo popolo.
- Permettermi però di concentrarmi sul motivo di questa giornata: l’incontro della Confraternite delle due Diocesi. Si tratta di un incontro non esteriore, ma di un incontro formativo, dove si unisce la dimensione della tradizione, della storia, ma anche il desiderio di approfondite la l’identità spirituale della Confraternita e dei Confratelli. Tutti voi siete chiamati a crescere nelle fede, ad approfondire il rapporto con il Signore, a capire cosa vuole dire essere cristiani e far parte di una Confraternita.
- Le Confraternite sono elemento importante di tante nostre comunità cristiane delle nostre Diocesi. Sono un cammino di vita cristiana, per i suoi membri, specialmente uomini e come ho scritto anche nella recente Lettera alla Comunità intitolata “ Annunciate il Vangelo”: “Sono numerosi i membri delle Confraternite, associazioni molto radicate in quasi tutte le comunità e diocesi. Con essi si potrà lavorare pastoralmente con frutto, con un’adeguata formazione biblica e spirituale, per rendere quest’appartenenza un vero cammino cristiano incarnato nel momento presente “
- Cari Confratelli, sono tre i passi che voglio proporvi per un cammino di santificazione nel contesto della vostra appartenenza alla Confraternita: il primo passo è il cammino contemplativo (In altro i nostri cuori: sono rivolti al Signore). Voi Confratelli portate nelle processioni, nelle manifestazioni in cui intervenite, il Cristo Crocifisso. Questo è il punto focale da guardare. Infatti, non “portiamo noi stessi” ma portiamo il Signore perché sia noi che gli altri fissino i loro sguardi e i loro cuori verso di Lui
- Il secondo passo è la fede che si fa azione (La parola di Gesù nella parabola del Samaritano: “va anche tu fa lo stesso”. Come si realizza nella vita della Confraternita? Ad esempio, con l’assistenza del confratello ammalato, l’aiuto materiale fino alla raccolta di elemosina per i fratelli indigenti; partecipazione ai funerali in chiesa, l’assunzione delle spese assistenziali, mediche e delle esequie per i non abbienti; preghiere e messe di suffragio per i defunti, a cui i confratelli sono obbligati a partecipare. La vicinanza alle persone che soffrono.
- Infine, il terzo passo è la scelta del bene nella quotidianità (la vita morale di ciascuno). Questo significa che non basta indossare un abito, partecipare a una cerimonia. Siete chiamati anche a manifestare nella vita quotidiana quello che viene detto “esteriormente”. Ecco perché è necessario che chi fa parte della Confraternita si sforzi di avere una vita coerente con la fede che professa. Questi tre passi sono proposti a tutti i Confratelli, perché la loro appartenenza alla Confraternita non sia solo esteriore, ma piuttosto cammino efficace di vita cristiana.
- Il Concilio Vaticano II ha affermato per tutte le forme di apostolato laicale: «non sono fine a se stesse, ma devono servire a compiere la missione della Chiesa nei riguardi del mondo: la loro incidenza apostolica dipende dalla conformità con le finalità della Chiesa, nonché dalla testimonianza cristiana e dallo spirito evangelico dei singoli membri e di tutta l’associazione» (Apostolicam Actuositatem, 19).
- Si tratta, innanzitutto, di rimettere al centro della vita delle Confraternite, come ha sottolineato Papa Francesco parlando proprio alle Confraternite, tre atteggiamenti: evangelicità, ecclesialità e missionarietà (cfr. Omelia, 5 maggio 2013). Esse sono tre dimensioni costitutive di ogni vita cristiana e, ancora di più, nella Chiesa, di ogni aggregazione ecclesiale. Nella misura in cui tali dimensioni saranno recuperate, esse, di certo, potranno favorire una rinascita di quelle forme aggregative, rappresentando, soprattutto nell’attuale mondo secolarizzato, «per tanti un aiuto prezioso per una vita cristiana coerente alle esigenze del Vangelo e per un impegno missionario e apostolico» (Christifideles Laici, 29).
- Infine, una parola sul vangelo di oggi che ci mostra come dobbiamo essere aperti a tutti coloro che per ispirazione del Signore fanno il bene, senza essere tentati di chiudersi in sé stessi, nel proprio cerchio, anche nel proprio gruppo.
- Gesù ha appena tenuto il discorso sul farsi ultimo di tutti e servo di tutti da parte di chi volesse essere il primo nella comunità, ha appena parlato di accoglienza (Mc 9,35-37),
- I discepoli hanno appena ascoltato parole sull’accogliere e compiono gesti di esclusione e rifiuto. Giustificati, nelle parole di Giovanni, dal fatto che quest’uomo usurperebbe il nome di Gesù.
- Emerge la dinamica invidiosa, anch’essa una piaga tipica delle vite comunitarie e in genere delle vite associate. Ma Gesù stronca sul nascere questi sentimenti che nelle parole di Giovanni si rivestono di sentimenti pii verso Gesù, di difesa del suo santo nome, e di zelo e di rigore verso chi è fuori dal giro della comunità.
- La risposta di Gesù che proibisce di proibire, mostra che Gesù non si sente minimamente minacciato dalla presenza di un uomo che fa riferimento al suo nome per compiere il bene.
- La non opposizione è già vista da Gesù come aperto favore. Criterio posto da Gesù è il parlare bene o male di lui: “Chi nel mio nome compie il bene non può subito dopo parlare male di me” (cf. Mc 9,39
- Mc 9,41). Insegnando così a cambiare sguardo: a vedere sé stessi non come centro del mondo a cui gli altri si devono piegare, ma come destinatari del bene che altri fanno loro.
- Ecco, dunque, che Gesù presenta gli altri non come persone da cui guardarsi, ma come coloro che possono testimoniare l’amore e la gratuità di Cristo ai seguaci di Cristo stesso. Ciò che viene chiesto da Gesù è un mutamento dello sguardo. Passare dallo sguardo invidioso allo sguardo capace di gratuità e amore.
- Questo può essere anche una dimensione concreta da coltivare nel contesto della Confraternita: non si tratta di sentirsi migliori di altri, ma di fare il bene e ricevere il bene. In quell’atteggiamento che il Signore ci insegna a vuole da noi.
+ p. Roberto, vescovo
Foto della Giornata di @CristianUras